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Coronavirus e Fase 2, le linee guida arrivano dalla Cina… ma sono costose!

Posted by Barbapress on Aprile 6, 2020 in Attualità, Scienza |
Conte e Borrelli con il Comitato d'emergenza Covid-19
Conte e Borrelli con il Comitato d’emergenza Covid-19

Fase 2, Conte che dice una data, Borrelli ne riferisce un’altra. Gente comune e influencer sui social che si scagliano contro le istituzioni per una mancanza di chiarezza, perchè hanno bisogno di una data per stare tranquilli e riuscire a resistere nel rimanere a casa. Più che quando inizierà questa nuova fase, la cosa importante sarebbe quella di sapere cosa andremo a fare. La curiosità stavolta mi ha portato nel seguire (già lo faccio da tempo) i pezzi di Daniele Raineri su “Il Foglio”.

In un articolo della scorsa settimana ci elenca alcune linee guida che arrivano dalla Cina, dove – ricordo sempre a tutti – si è dovuto contenere la diffusione del virus in una metropoli di 11 milioni di persone, non in uno stato di più di 60 milioni di “italiani”, alcuni furbetti.

Una delle più importanti raccomandazioni che ci arriva dalla Cina è quella separare tutti gli infetti dai sani il prima possibile (il governo cinese non è trasparente, ma i medici cinesi hanno acquisito molta esperienza nella lotta contro il Covid-19). Liang Zong’an, un esperto in malattie respiratorie che è venuto in Italia a spiegare come hanno fatto a contenere il contagio a Wuhan, dice a Bloomberg News che all’inizio anche loro avevano fatto lo stesso errore.

La metropoli di Wuhan nel periodo di "lockdown"
La metropoli di Wuhan nel periodo di “lockdown”

La città cinese da undici milioni di abitanti è finita sotto lockdown il 23 gennaio, ma in una prima fase i medici cinesi accettavano negli ospedali soltanto i malati con sintomi gravi e spedivano indietro i malati con sintomi lievi per non saturare il sistema. Ai malati con sintomi lievi raccomandavano di isolarsi in una stanza di casa loro e di evitare i contatti con il resto della famiglia – ma il risultato è che molto spesso i malati con sintomi lievi trasmettevano il virus al resto della famiglia e alcuni dei contagiati diventavano gravi.

Quando i cinesi hanno capito che il virus era molto contagioso anche quando i sintomi dei malati sono lievi – oppure persino quando i sintomi non ci sono ancora – hanno cambiato strategia. A partire dal 2 febbraio, dieci giorni dopo, a Wuhan è cominciata una operazione molto aggressiva per mettere in quarantena chiunque avesse i sintomi del Covid-19 o fosse sospettato di averli o addirittura in qualche caso fosse stato a contatto con un malato.

Zhang Jinnong, capo del reparto emergenze in un ospedale di Wuhan, spiega al Wall Street Journal che secondo lui è stata la misura più importante. La nuova strategia costrinse le autorità a requisire centinaia di alberghi, di scuole e di altri luoghi per trasformarli in centri di quarantena. Inoltre cominciarono i test di massa perché a quel punto i tamponi servivano soprattutto a “vedere” come il virus stava attraversando la città, in quali quartieri stava diventando più denso, quali parti della popolazione e quali quartieri era necessario isolare.

Il "Cristallo Palace" di Bergamo pronto ad accogliere nuovi contagiati
Il “Cristallo Palace” di Bergamo pronto ad accogliere
nuovi contagiati

I test passarono da duecento a circa settemila al giorno. I malati lievi consumano la loro malattia isolati dal resto del mondo. “Basta spegnere il sistema di condizionamento dell’aria negli hotel”, dice Zhang Jinnong, per non facilitare la trasmissione. Il 3 marzo, un mese dopo il cambio di linea, l’epidemia in città è stata dichiarata “completamente sotto controllo”.

In Italia in questo momento ci sono più di cinquantamila persone infette in isolamento domiciliare e agiscono come microfocolai. Non possono uscire di casa. Anche se i positivi non escono, è probabile che trasmettano il virus ai familiari e quelli come minimo escono per fare la spesa.

Nella Fase 2 si dovrebbe trovare molti luoghi adatti a una soluzione del genere, come caserme dismesse e alberghi (tanto la stagione turistica non sarà fortissima). Si dovrebbe tenere i positivi di una stessa famiglia nello stesso luogo, ovviamente, e procedere su base locale così nessuno sarebbe lontano da casa. Sarebbe una strategia costosa, ma sarebbe senz’altro meno costosa che bloccare di nuovo tutto il paese.

I "furbetti all'italiana" a Via Sestri a Genova in tempi di lockdown
I “furbetti all’italiana” a Via Sestri a Genova
in tempi di lockdown

In pratica però c’è il rischio di ottenere l’effetto opposto, soprattutto conoscendo il popolo italiano – d’altronde il termine “furbetti” l’abbiamo ormai catalogata noi. Per non andare due settimane in quarantena, molti potrebbero tentare di sfuggire il più possibile ai test oppure non dire di avere sintomi lievi e quindi invece che una fotografia esatta del contagio si allargherebbe la parte “sommersa” – e molto pericolosa. E al posto di una separazione netta tra sani e malati ci sarebbe un gioco a guardia e ladro su scala nazionale, cosa che un paese non può permettersi durante una pandemia. Ma è adesso che occorre capire se è fattibile.

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