0

Coronavirus, la linea del contagio (3): il villaggio tirolese che ha infettato mezza Europa

Posted by Barbapress on Marzo 31, 2020 in Attualità, Scienza |

Dopo la partita di Champions League dell’Atalanta e il deragliamento del Frecciarossa in provincia di Lodi, la “linea del contagio” passa anche da un villaggio tirolese dove una settimana bianca si è trasformata in un altro possibile detonatore per la diffusione del Covid-19. Ripeto anche in questa “terza puntata” che ovviamente tutto quello che segue sono fatti ma sono anche suggestioni, quindi nessuna certezza scientifica, che difficilmente si potrà ora ricostruire esattamente.

Ischgl, un borgo di 1500 abitanti in Tirolo
Ischgl, un borgo di 1500 abitanti in Tirolo

La storia è raccontata in un articolo del 22 marzo 2020 dal corrispondente da Berlino del Corriere della Sera, Paolo Valentino. Bisogna tornare indietro allo scorso 29 febbraio, quando un Boeing della Iceland Air proveniente da Monaco di Baviera atterrò a Reykjavik. A bordo erano in maggioranza turisti islandesi, giovani soprattutto, di ritorno da una settimana bianca in Tirolo, più precisamente a Ischgl, un borgo di 1500 abitanti della regione dell’Austria noto come il paradiso del dopo-sci. Sottoposti al test del coronavirus, l’Islanda era già in modalità emergenza, molti di loro risultarono positivi. Immediatamente il governo islandese dichiarò il Tirolo area a rischio.

Bastarono pochi giorni come per capire che quello islandese non fosse un caso isolato. Uno dopo l’altro, notizie di persone contagiate dal Covid-19 dopo essere state in vacanza a Ischgl cominciarono a rimbalzare in tutto il Nord-Europa, da Amburgo alla Danimarca. Il 7 marzo le autorità norvegesi sottoposero al test un gruppo di turisti che erano stati in Austria nella seconda metà di febbraio. Il giorno dopo Oslo fece un annuncio inquietante: 491 dei 1198 infettati della Norvegia erano stati a sciare in Tirolo, la maggioranza di loro a Ischgl.

Il tempio  dell'après-ski si trasforma in focolaio Covid-19
Il tempio dell’après-ski si trasforma in focolaio Covid-19

Eppure, le autorità tirolesi per oltre una settimana negarono tutto con cinismo e arroganza: «Dal punto di vista medico – dichiarava il direttore sanitario del Land, Franz Katzgraber – non è verosimile che il Tirolo sia stato focolaio di infezione». La stagione sciistica doveva continuare.

Soltanto il 7 marzo, di fronte all’evidenza norvegese e al primo caso ufficiale di coronavirus nel villaggio, ammisero la possibilità. Il contagiato era un tedesco di 36 anni che lavorava come barman al Kitzloch, la più celebre baita della movida locale. Passarono però ancora tre giorni, prima che il locale venisse chiuso. Quanto al resto del villaggio, business as usual: piste aperte, ski-lift operativi, alberghi in funzione. Non bastò neppure che anche la Germania il 13 marzo dichiarasse il Tirolo zona a rischio, dopo che era stato lanciato un disperato allarme: 200 persone che erano state in autobus a Ischgl erano risultate positive al test.

Fu necessario aspettare il 14 marzo perché da Vienna arrivasse l’appello congiunto dei ministri della Salute e dell’Interno a chiunque dal 28 febbraio si fosse trovato in Tirolo a mettersi in quarantena. Incredibile ma vero, per tutto il fine settimana conclusosi domenica 15 febbraio, alcuni impianti di Ischgl hanno continuato a funzionare. Scene di caos sono state registrate una settimana fa, con centinaia di turisti stranieri che dopo l’annuncio si accalcavano sui pochi bus a disposizione in partenza da Ischgl. Nessuno di loro è stato sottoposto a test. Molti hanno dormito domenica notte a Innsbruck, senza nessuna misura precauzionale di isolamento.

La stazione sciistica di Ischgl nel Tirolo
La stazione sciistica di Ischgl nel Tirolo

Ora (23/3) finalmente il paesino è sigillato, non si entra e non si esce. Ma è tardi, troppo tardi. A Ischgl si registrano quasi 400 contagi, il doppio di quelli di Vienna che ha 2 milioni di abitanti.

Soprattutto sono centinaia, sicuramente più di mille gli europei infettatisi direttamente nella valle alpina: la metà dei casi in Norvegia, un terzo di quelli in Danimarca, un sesto di quelli in Svezia, un centinaio di quelli di Amburgo. Incalcolabile è invece il numero di coloro che sono stati contagiati a loro volta da chi era stato a sciare nella valle tirolese e a bere al Kitzloch, contagiando a loro volta migliaia di altre donne e uomini in tutta l’Europa.

L’ombra di una stagione sciistica che ogni anno porta 600 mila vacanzieri in Tirolo è più di un indizio del colpevole ritardo con cui è stato riconosciuto e alla fine affrontato il problema.

Ischgl, incubatore di virus ma il turismo "must go on"
Ischgl, incubatore di virus ma il turismo “must go on”
Share

Tag: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Copyright © 2009-2024 BARBAPRESS All rights reserved.
This site is using the Desk Mess Mirrored theme, v2.5, from BuyNowShop.com.